Quando ci sono giornate o momenti cosí prima di perdere la testa del tutto immagino pistole puntate alla mia tempia che sparano colpi a ripetizione o di dare testate sul muro. Poco dopo c'é il tracollo...
Tanto tempo fa uno dei primi amici con figli, quando ero incinta o poco dopo, mi disse: "Con un figlio si prova la gioia piú intensa e la rabbia piú feroce." Pensai fosse perché lui é un tipo abbastanza verace. Invece piú vado avanti piú lo capisco.
Molto piú tempo fa mia madre mi diede da leggere un libro, Distacchi di Judith Viorst. Non so perché, dato che ero di sicuro troppo piccola per poterlo comprendere, infatti mi fermai al primo capitolo, sconvolta da una storia in particolare.
Era la storia di una bambina la cui madre aveva dato fuoco, e la piccola nonostante questo cercava disperata sua mamma.
Non ricordo bene la morale di questo aneddoto, ma mi é sempre rimasto in mente. Ora piú che mai, mi torna in mente ogni volta che Ricky piange, ogni volta che mi scappa uno sculaccione, ogni volta che dico cose tremende come "non ti voglio piú vedere" "vattene via" dopo che mi ha fatta impazzire non ascoltando o facendomi male nonostante i rimproveri.
Ogni volta vedo quella bambina ustionata che piange in cerca della madre, a braccia tese.
Eppure sta sera forse ho capito una cosa, che mi assolve in parte dai miei sensi di colpa.
Io (come la maggior parte dei genitori, che per quanto incompetenti sono perlomeno amorevoli) al contrario di quella mamma, torno sempre.
E nonostante sia distrutta da un pomeriggio di calci e testate (dentro e fuori il pancione), di pianti e nervosismo per non ho capito quale motivo, da tre messe a letto con due giri di valzer in braccio, nonostante sia scappata due volte dicendo che non ce la facevo piú, che ero stanca e sfinita... sono tornata e tornata e tornata. Tenendolo in braccio e coccolandolo nonostante sia stato lui a distruggermi, nonostante forse non fosse educativo tornare o andare, insomma nonostante tutto.
...
passeggiando su internet ho trovato questo stralcio (senza peró riferimenti di pagine ahimé):
E' vero che ci sentiamo colpevoli quando ci allontaniamo dal nostro io-ideale o quando superiamo le nostre restrizioni morali. E' vero che la colpa ci rende meno felici, meno liberi. Se potessimo credere che "tutto è lecito", potremmo proseguire felicemente e senza sensi di colpa sulla nostra strada. Ma senza ideali e restrizioni, cosa saremmo? Un lupo innocente dei propri pasti. Uno scarafaggio puro nelle sue copulazioni. Qualcosa al di là dei confini dell'umanità.
Non siamo veri esseri umani se non abbiamo rinunciato a parte della nostra libertà morale per cui tutto è lecito.
Non siamo esseri umani se non abbiamo acquisito la capacità di sentirci in colpa.
Tanto tempo fa uno dei primi amici con figli, quando ero incinta o poco dopo, mi disse: "Con un figlio si prova la gioia piú intensa e la rabbia piú feroce." Pensai fosse perché lui é un tipo abbastanza verace. Invece piú vado avanti piú lo capisco.
Molto piú tempo fa mia madre mi diede da leggere un libro, Distacchi di Judith Viorst. Non so perché, dato che ero di sicuro troppo piccola per poterlo comprendere, infatti mi fermai al primo capitolo, sconvolta da una storia in particolare.
Era la storia di una bambina la cui madre aveva dato fuoco, e la piccola nonostante questo cercava disperata sua mamma.
Non ricordo bene la morale di questo aneddoto, ma mi é sempre rimasto in mente. Ora piú che mai, mi torna in mente ogni volta che Ricky piange, ogni volta che mi scappa uno sculaccione, ogni volta che dico cose tremende come "non ti voglio piú vedere" "vattene via" dopo che mi ha fatta impazzire non ascoltando o facendomi male nonostante i rimproveri.
Ogni volta vedo quella bambina ustionata che piange in cerca della madre, a braccia tese.
Eppure sta sera forse ho capito una cosa, che mi assolve in parte dai miei sensi di colpa.
Io (come la maggior parte dei genitori, che per quanto incompetenti sono perlomeno amorevoli) al contrario di quella mamma, torno sempre.
E nonostante sia distrutta da un pomeriggio di calci e testate (dentro e fuori il pancione), di pianti e nervosismo per non ho capito quale motivo, da tre messe a letto con due giri di valzer in braccio, nonostante sia scappata due volte dicendo che non ce la facevo piú, che ero stanca e sfinita... sono tornata e tornata e tornata. Tenendolo in braccio e coccolandolo nonostante sia stato lui a distruggermi, nonostante forse non fosse educativo tornare o andare, insomma nonostante tutto.
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passeggiando su internet ho trovato questo stralcio (senza peró riferimenti di pagine ahimé):
E' vero che ci sentiamo colpevoli quando ci allontaniamo dal nostro io-ideale o quando superiamo le nostre restrizioni morali. E' vero che la colpa ci rende meno felici, meno liberi. Se potessimo credere che "tutto è lecito", potremmo proseguire felicemente e senza sensi di colpa sulla nostra strada. Ma senza ideali e restrizioni, cosa saremmo? Un lupo innocente dei propri pasti. Uno scarafaggio puro nelle sue copulazioni. Qualcosa al di là dei confini dell'umanità.
Non siamo veri esseri umani se non abbiamo rinunciato a parte della nostra libertà morale per cui tutto è lecito.
Non siamo esseri umani se non abbiamo acquisito la capacità di sentirci in colpa.